Aurora, parlaci un po’ di te e di cosa fai nella vita.

Mi presento: sono Aurora Bellucci, ho 22 anni e abito a Viterbo. Sono una studentessa universitaria in Economia Aziendale all’Università degli Studi della Tuscia. Nella vita mi è sempre piaciuto sostenere le persone più deboli e in difficoltà, aiutando anche i compagni a scuola. Mi occupo di associazionismo e problematiche legate al mondo universitario.

Il Servizio Civile è un’occasione di crescita per tutti i giovani fra i 18 e i 28 anni che scelgono volontariamente di dedicare un anno della loro vita a un’esperienza non solo civica e culturale ma anche umana e professionale, all’insegna della responsabilità, della solidarietà, della partecipazione e della tutela dei diritti. Che cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso?

Ritengo il Servizio Civile un’enorme occasione di crescita. Infatti, la maggiore spinta a iniziare questo percorso è stata la voglia di fare un’esperienza nuova, pur continuando gli studi, accomunata alla passione di aiutare il prossimo, che ho avuto fin da bambina. Ho partecipato a un incontro organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Viterbo insieme al C.S.V. – Centro Servizi per il Volontariato e, in quella occasione, ho conosciuto dei ragazzi che stavano terminando il progetto precedente presso l’Associazione Amici di Galiana – Onlus di Viterbo. Mi hanno parlato del loro percorso riuscendomi a coinvolgere.

Hai iniziato a svolgere il Servizio Civile presso l’Associazione “Amici di Galiana”, a Viterbo, occupandoti di integrare e prestare assistenza a persone diversamente abili. Inoltre, sappiamo che hai collaborato a vari progetti inerenti l’agricoltura sociale. Ti va di raccontarci qualcosa in merito a queste esperienze e a cosa ti hanno lasciato da un punto di vista personale? Sei libera di arricchire il tutto con qualche simpatico aneddoto ovviamente.

Sia io che i miei colleghi abbiamo scelto di iniziare come volontari nell’associazione già da qualche settimana prima dell’inizio effettivo del progetto. Questo ci ha notevolmente aiutato perché i ragazzi del Servizio Civile precedente ci hanno accolti e accompagnati nel primo mese di servizio. Tutti i progetti dell’associazione hanno alla base l’inclusione sociale e lavorativa, e l’autonomia personale. Per raggiungere questi obiettivi, si relaziona con gli enti pubblici e privati del territorio.

In questo breve periodo della mia vita, ho vissuto moltissime emozioni e stati d’animo differenti e da questo percorso mi porto a casa dei bellissimi ricordi. Ecco i più importanti:

  • l’evento “Realtà e Sviluppo dell’Agricoltura Sociale nella Tuscia”,un confronto con le istituzioni del territorio nato per definire lo stato dell’arte dell’agricoltura sociale nella Tuscia. L’associazione mi ha chiesto di predisporlo in totale autonomia. Per fortuna, tutto è filato liscio e si è svolto nel migliore dei modi, ricevendo i complimenti da parte di tutti. E tutto grazie anche ai miei colleghi Elisa, Sara e Davide e al loro supporto;
  • Malgrado il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, l’associazione non si è mai fermata, continuando a svolgere le attività sia in presenza che da remoto, come per il progetto “Lontani ma vicini”, un supporto dato ai ragazzi con disabilità e alle loro famiglie. Attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali come Skype, Houseparty e WhatsApp, noi volontari del Servizio Civile abbiamo videochiamato quotidianamente gli utenti, singolarmente o in gruppo, offrendo loro un supporto per prevenire un eccessivo isolamento durante la quarantena, per non lasciare solo chi è più fragile e regalargli così anche un piccolo sorriso.
  • Un altro progetto che mi ha donato un sacco di emozioni è “Hakuna Matata 2.0”. L’obiettivo era di includere i giovani, dai 18 ai 35 anni, con disabilità nel settore dell’agricoltura sociale, per un successivo inserimento socio-lavorativo (compresa l’auto-imprenditorialità). Nella fase pratica sul campo, abbiamo lavorato insieme ai ragazzi e ai tutor aziendali scoprendo tecniche e realtà del mondo agricolo che mai avremmo potuto approcciare.
  • molto forte a livello emotivo è stata l’“Estate a Prato Giardino”, svoltasi da agosto a settembre. È un’attività ludica integrata con bambini fino ai 14 anni, disabili o con disagio sociale. Dal punto di vista personale, è stato molto toccante perché ho compreso il disagio che le famiglie con queste problematiche sono costrette a subire ogni giorno. Anche se è stata una prova super impegnativa, mi ha dato un sacco di emozioni: non c’è stata cosa più di bella di vedere i piccoli sorridere, soprattutto quelli costretti a stare su passeggini o sedie a rotelle.
  • L’ultimo progetto è “Happy Waiter”, uno degli interventi dell’associazione a sostegno dell’inserimento lavorativo. Il problema del lavoro è sicuramente di grande rilevanza per le persone con disabilità intellettiva: uscendo da un vissuto spesso di non inclusione, devono confrontarsi con lo stigma del rifiuto. Un aneddoto molto simpatico si è verificato in estate: mentre facevo da tutor, un ragazzo era talmente entusiasta di svolgere questa mansione che ha sparecchiato un intero tavolino mentre i commensali stavano ancora finendo di mangiare!

Tre motivi per i quali dei giovani ragazzi come te dovrebbero intraprendere il percorso del Servizio Civile.

I motivi per cui dei giovani ragazzi come me dovrebbero intraprendere il percorso del Servizio Civile sono molti. A mio parere, i più importanti sono la consapevolezza dell’importanza del lavoro di squadra e di imparare a farlo, mettersi alla prova sposando progetti socialmente utili e conoscere nuove realtà.