Il Progetto
Studiosa della cultura Giapponese e insegnate della medesima lingua. Veronica, raccontaci chi sei e cosa fai.
Mi chiamo Veronica Favaro ho 27 anni e sono nata e cresciuta a Latina. Fin da piccola sono stata sempre un’appassionata di lingue, di arte e di tutto ciò che è creativo. La passione per le lingue e per la letteratura ha fatto sì che al liceo studiassi l’inglese, il francese e lo spagnolo. Spinta da un irrefrenabile desiderio di conoscenza, già durante i primi anni mi sono avvicinata al giapponese, lingua poi studiata all’università con ottimi risultati. Attualmente sto lavorando sodo per affrontare una nuova sfida: da ottobre di questo anno, molto probabilmente, inizierò un nuovo percorso universitario che unisce la mia passione immensa per le lingue e il mondo della moda e del Made in Italy, studiando mediazione linguistica nell’indirizzo Fashion & Design Management all’Università Unicollege di Firenze.
Torno Subito è il programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari, laureati, diplomati, ideato dall’Assessorato alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università della Regione Lazio, con il fine di promuovere un piano di sviluppo di percorsi di formazione e di sperimentazione di esperienze in ambito lavorativo. Questo progetto che si sviluppa in due fasi, la prima fuori dalla regione (in Italia o in uno qualsiasi dei Paesi del Mondo) e la seconda da svolgere nel nostro territorio, in cosa ti ha arricchito e quanto è stato importante per la tua crescita personale e magari anche professionale?
Torno subito mi ha innanzitutto dato la possibilità economica di poter studiare e vivere in un paese all’estero, entrando in contatto con molte culture diverse, e l’opportunità di insegnare in una scuola di lingue di Latina attraverso un tirocinio. Durante la fase 1, ho consolidato la mia conoscenza del giapponese studiando in una scuola di Tokyo, imparando a destreggiarmi nelle piccole sfide quotidiane, raggiungendo sempre di più una mia indipendenza. Durante la fase 2, ho imparato tecniche di insegnamento stando a contatto con alunni con esigenze diverse e confrontandomi con docenti esperti nel settore. L’intero progetto ha fatto sì che diventassi un’adulta più responsabile e consapevole del proprio futuro. Indubbiamente, l’aver studiato giapponese in Giappone rappresenta un plus non indifferente da aggiungere al mio CV e sicuramente influirà in modo positivo sulla ricerca di un lavoro.
È proprio grazie a Torno Subito che hai potuto coltivare la tua passione e i tuoi studi in Giappone, a Tokio. Raccontaci questa magnifica esperienza, inserendo qualche curiosità e aneddoto interessante!
Se il mio interesse per la lingua giapponese è nato durante i primi anni di liceo, l’amore immenso per il Sol Levante è esploso durante l’ultimo anno della scuola primaria. Da quel momento è stato tutto un crescendo fino al 1° aprile 2019, quando sono partita per Tokyo. Descrivere un’esperienza così travolgente in poche righe è davvero impossibile! Il Giappone mi ha regato, senza dubbio, moltissime esperienze di vita positive: ho stretto amicizie importanti, conosciuto persone di nazionalità diverse e vissuto la città da residente e non con gli occhi di un semplice turista. Proprio per questo motivo ho potuto constatarne anche gli aspetti negativi: una vita frenetica e individualistica e piccoli episodi di razzismo provati anche in prima persona. Nonostante gli aspetti negativi, mi sono innamorata follemente di questa città e continuerò sempre a considerare Tokyo una seconda casa.
I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero intraprendere questo percorso con Torno Subito.
Il primo motivo è economico: come le borse di studio per il diritto allo studio, così Torno Subito offre la possibilità agli studenti meno abbienti di specializzarsi ed entrare nel mondo del lavoro con più competenze. Il secondo motivo interessa il CV: vincere Torno Subito non significa solamente avere la possibilità di specializzarsi ma anche aggiungere al proprio CV un’esperienza che fa guadagnare punti nei colloqui lavorativi. Presentare il progetto ed essere scelti da una commissione mette sicuramente in risalto qualità e lavorative. Il terzo motivo riguarda la sfera personale: Torno Subito dà la possibilità di trascorrere mesi lontano da casa, confrontarsi con realtà diverse dalla propria e mettersi in gioco, imparando e crescendo.
Il Progetto
Tevere Art Gallery. Chi siete e di cosa vi occupate?
Mi chiamo Thomas Corvaglia, ho 28 anni e sono maestro di pianoforte. La Tevere Art Gallery nasce sette anni fa da un'idea di mio padre, Luciano Corvaglia, noto stampatore e curatore di mostre fotografiche internazionali. La galleria è uno spazio multimediale con una forte vocazione verso la musica classica e la fotografia.
Tevere Art Gallery è anche l'organizzatore dell’evento “The Darkroom Project #7”, un evento realizzato al Castello di Santa Severa, tra il 28 febbraio e il 1° marzo 2020. Perché questa idea e cosa ha riguardato nel concreto questo interessante appuntamento?
"The Darkroom Project" è un festival di fotografia B/N con concerti di musica classica. Il festival è la conseguenza logica del nostro percorso: il mio fine è quello di accostare due forme d'arte apparentemente lontane ma che, in realtà, hanno molti punti in comune; il fine di mio padre è di mantenere vivo l'interesse dei giovani per l'arte della stampa ai sali d'argento e, in generale, per la fotografia analogica, minacciata sempre di più dall'avvento del digitale. L'evento era composto da una grande mostra fotografica, performance di camera oscura aperte al pubblico, workshop, letture portfolio, docu-video su grandi fotografi italiani, concerti e performance di musica.
Un’interessante iniziativa dedicata alla fotografia che avete portato avanti come parte del programma di valorizzazione del centro di posta giovanile al Castello di Santa Severa, nell'ambito del progetto di Itinerario Giovani, finanziato dalla Regione Lazio. Come siete venuti a conoscenza di questa iniziativa e cosa ne pensate?
Abbiamo saputo dell'iniziativa attraverso il passaparola e devo dire che ci siamo trovati benissimo, grazie anche al supporto e alla professionalità di chi ci ha seguiti.
I vostri motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro o magari provare a organizzarne uno loro stessi, nell'ambito dell'iniziativa Itinerario Giovani.
Il motivo per il quale un ragazzo dovrebbe seguirci? La vera professionalità, frutto di anni di duro lavoro in prima linea. Quello che posso consigliare è di non mettersi a insegnare o a organizzare eventi culturali se non si ha un bagaglio culturale forte nell'ambito che si sta trattando, corredato anche da esperienze lavorative importanti e, possibilmente, svolte in ambito internazionale.
Il Progetto
Rappresenti il Consiglio dei Giovani di Valmontone. Raccontaci qualcosa su di voi!
Sono Serenella Paparelli, ho 23 anni e da due anni faccio parte del Consiglio dei Giovani di Valmontone. Siamo 15 ragazzi, dai 16 ai 25 anni, con un obiettivo in comune: portare avanti il nome dei giovani a Valmontone. Il primo anno abbiamo realizzato progetti, incontri e feste, riportando “la faccia giovanile” a Valmontone; per quest’anno avevamo in mente diecimila progetti ma, purtroppo, il Covid-19 non è della nostra parte. Nonostante questo, nei periodi bui della pandemia, abbiamo cercato di stare in contatto (virtuale, ovviamente) con tutti, aiutando il nostro paese nell’acquisto di dispositivi di protezione. Speriamo che tutto questo passi in fretta per tornare in campo con i nostri progetti, siamo fiduciosi!
I Consigli dei Giovani sono organismi di rappresentanza democratica di tutti i giovani residenti nel territorio di riferimento, con funzioni consultive di natura preventiva e obbligatoria su tutti gli atti amministrativi, varati dal Comune in questione, che riguardano i giovani. Puoi aiutarci a descrivere meglio la sua reale importanza, anche tramite dei progetti o delle battaglie che voi avete portato a avanti o a termine con successo e convinzione?
Il Consiglio dei Giovani è come se fosse la voce dei ragazzi nel paese, anche se non sempre l’istituzione comunale dà la parola ai giovani. Noi diciamo che siamo fortunati, in gran parte, perché il Comune ha sempre risposto alle nostre proposte e non ci ha mai chiuso la porta. Ci ha anche interpellato su vari progetti riguardanti i giovani!
Grazie al Consiglio dei Giovani so che hai potuto partecipare al primo meeting per la creazione del Parlamento Giovani del Mediterraneo a Marsiglia, in Francia. Raccontaci di questa esperienza, inserendo qualche curiosità e aneddoto interessante.
Si, fortunatamente sono stata sorteggiata per andare a Marsiglia. Davvero un’esperienza fantastica, dove ho condiviso con i giovani di altre nazioni l’amore per i giovani: abbiamo lavorato per 3 giorni sugli obiettivi comuni e, nonostante la cultura diversa, abbiamo visto che i giovani del mediterraneo hanno bisogno delle stesse cose. Un particolare simpatico è stato l’ultima sera, quando abbiamo festeggiato la fine del meeting: abbiamo cantato insieme e, nonostante ci fossero ragazzi da Marocco, Francia, Spagna e altri paesi, la musica era uguale per tutti e abbiamo cantato canzoni di ogni nazionalità… è stato davvero un bel momento! Sono nate amicizie e porterò sempre nel mio zaino i loro racconti, le loro difficoltà: c’era una ragazza marocchina che ci ha raccontato che la figura femminile lì conta poco, infatti era sempre “controllata” da un ragazzo della stessa nazionalità. Con alcuni ci siamo rivisti anche a Santa Severa e avevamo in programma altri incontri ma la pandemia ci ha bloccati. Spero di riprendere questo “progetto” quando tutto passerà.
I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero portare avanti, nei propri comuni, il progetto dei Consigli dei Giovani.
Secondo me, i tre motivi per cui i giovani dovrebbero portare avanti il Consiglio dei Giovani sono: l’impegno per dar voce ai giovani che, specie in questo momento, sono messi da parte; l’avvicinamento alla “macchina del paese”, conoscendo tutte le difficoltà; e, infine ma non meno importante, per star vicino e aiutare i giovani del paese.
Il Progetto
Roberto, raccontaci chi sei e cosa fai.
Mi chiamo Roberto Meschino, ho 37 anni e vivo a Itri (Latina). Ho avuto le mie prime esperienze associative e comunitarie a circa 20 anni, grazie a realtà territoriali quali il Museo del Brigantaggio, l'associazione La Milizia dei Folli e l'APS Esplora, e grazie a piccole collaborazioni con il Comune di Itri nella gestione di eventi e ufficio stampa. Dal 2016 al 2019, sono stato Presidente della Pro Loco di Itri e, attualmente, sono Presidente dell'APS Eduka. Nel frattempo, ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione Pubblica e Organizzativa e, subito dopo, la magistrale in Comunicazione d'Impresa e Marketing all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Dopo un'esperienza di 12 anni presso l'Ente di formazione di Formia Literalia Formazione srl, attualmente sono libero professionista nel campo della progettazione sociale, educativa e rivolta alle imprese, formatore in materie quali il marketing, la sicurezza sul lavoro, la digitalizzazione delle imprese e il project management, e socio di Smart For Work Srls, start-up nata nel 2020 per la gestione delle attività riguardanti il coworking e come supporto commerciale del portale MetroZero.
“MetroZero”, una vetrina virtuale di prodotti nostrani. Un portale e-commerce ricco e diverso da tutti gli altri. Come e da dove nasce questa idea?
Nasce dalla fucina di idee e collaborazioni innestate nel coworking Smart For Work a Itri, nato nel 2015 e gestito dall'APS Eduka, e dall'esperienza precedente di alcuni soci avuta con la partecipazione al precedente Bando delle Idee con il progetto di coworking LINK, presentato dall'APS Esplora di Itri. Con Smart For Work volevamo sdoganare il concetto di lavoro: grazie alle nuove tendenze dello smart working, MetroZero vuole permettere alle diverse realtà, imprese, artigiani e produttori di godere di una propria visibilità online, tramite un portale e-commerce e il supporto dei social media.
Il progetto è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale e dalla Regione Lazio, con il Bando delle Idee del 2016. Come siete venuti a conoscenza di questo bando e quanto è stato importante per voi nella realizzazione di questo marketplace dei prodotti del basso Lazio?
La primissima volta ho partecipato a Latina a un seminario di presentazione, mi sembra presso lo sportello imprese regionale. Io, in quel momento, ero già attivo a Itri nell'associazionismo e Membro del Direttivo dell'APS Esplora. Partecipammo al bando e vincemmo, incredibilmente, con l'idea del coworking LINK. L'anno dopo, però, per divergenze interne a Esplora, io e il mio amico Giorgio Sinapi fondammo Eduka, con l'idea di rivolgerci in primis alle attività di educazione non formale e informale tramite progetti sul programma Erasmus+. Mi sembra che fosse il secondo bando delle idee nel 2016 quando Eduka partecipa con il progetto MetroZero (e nel frattempo abbiamo aperto con le nostre forze Smart For Work!), e siamo arrivati incredibilmente PRIMI!!! Una soddisfazione grandissima!
Non solo prodotti alimentari, ma anche artigianato ed esperienze. Raccontaci qualcosa di più.
L'idea iniziale era quella di partire dai prodotti a km0 fatti a Itri e dintorni: da lì nasce MetroZero, come supporto in termini di marketing e posizionamento web di prodotti tipici del Lazio, e il marketplace. Poi, prendendo spunto dalla mia esperienza nella Pro Loco, abbiamo aggiunto l'artigianato tipico e la possibilità di creare e pubblicizzare pacchetti vacanza e visite sul nostro territorio. Il progetto, anche a causa delle sinergie venute meno col Covid 19, è rimasto in una fase di start-up e non ha mai implementato una fase di logistica e vendita. Nel 2020, con la creazione di Smart For Work Srls, si è deciso di dare un nuovo impulso “post Covid” al progetto.
Il Progetto
Appassionata d’arte e organizzatrice di eventi culturali. Novella, dicci chi sei e raccontaci qualcosa di te!
Sono Novella, ho 27 anni e sono nata a Viterbo. Dopo la laurea triennale in studi storico-artistici all’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e un Erasmus alla Sorbona, ho deciso di proseguire i miei studi a Parigi con una laurea magistrale all’Ecole du Louvre. Tra difficoltà, successi, esperienze uniche e splendide amicizie, mi sono innamorata della Francia… e poi anche di un francese! Ecco perché al termine della seconda fase del progetto Torno Subito, svolta a Roma, ho deciso di tornare a Bordeaux, in Francia, dove vivo attualmente con il mio compagno per proseguire la mia formazione con un dottorato in storia dell’arte.
Torno Subito è il programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari, laureati, diplomati, ideato dall’Assessorato alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università della Regione Lazio, con il fine di promuovere un piano di sviluppo di percorsi di formazione e di sperimentazione di esperienze in ambito lavorativo. Questo progetto, che si sviluppa in due fasi, la prima fuori dalla regione (in Italia o in uno qualsiasi dei Paesi del Mondo) e la seconda da svolgere nel nostro territorio, in cosa ti ha arricchito e quanto è stato importante per la tua crescita personale e magari anche professionale?
L’esperienza con Torno Subito non direi che è stata importante… è stata fondamentale! Studio Raffaello da tre anni, è stato il protagonista della mia tesi magistrale e, anche grazie al Torno Subito, lo sarà pure della tesi di dottorato. Grazie a questa iniziativa promossa dalla Regione Lazio ho avuto l’opportunità di lavorare in due prestigiose istituzioni impegnate entrambe nella realizzazione di mostre celebranti Raffaello Sanzio a 500 anni dalla sua morte. A livello professionale, ho imparato tantissimo ed è stato interessante analizzare il modo in cui Francia e Italia hanno deciso di omaggiare lo stesso artista. Si tratta naturalmente di istituzioni molto lontane tra loro: da un lato il castello di Chantilly, vicino Parigi, una piccola realtà museale con la seconda collezione di dipinti più importante di Francia, dopo il Louvre; dall’altro lato, le Scuderie del Quirinale, uno dei maggiori spazi espositivi d’Italia. È stato estremamente stimolante e formativo confrontarmi con due progetti espositivi quasi opposti e, di conseguenza, con un’impostazione e un’organizzazione del lavoro molto differenti.
Con Torno Subito hai avuto la possibilità di effettuare prima un’esperienza all’estero, per la precisione a Parigi, in Francia; per poi rientrare a Roma, in un luogo storicamente e culturalmente importante per la Città Eterna, le Scuderie del Quirinale. Raccontaci di queste esperienze, inserendo qualche curiosità e aneddoto interessante.
Sono state due esperienze preziosissime ma completamente diverse. A Chantilly, ho contribuito personalmente alla realizzazione della mostra. Il curatore ha mostrato fin dall’inizio grande fiducia in me affidandomi compiti molto importanti: la selezione delle opere da esporre, l’ideazione della scenografia e la redazione di una parte del catalogo. Il tutto sempre sotto la sua supervisione, ma questa “libertà” mi ha permesso di calarmi completamente nella parte del curatore museale e, in soli quattro mesi, di crescere tantissimo professionalmente… è stata una vera iniezione di autostima! A Roma, complice anche il fatto che si trattava di una mostra grandiosa, con prestiti eccezionali, non ho ritrovato la stessa possibilità di contribuire attivamente. Ad ogni modo, è stato interessante e formativo poiché erano missioni per me completamente nuove: occuparmi della progettazione del ciclo di incontri e conferenze organizzato a supporto della mostra e gestire i contatti con specialisti e studiosi internazionali. Ahimè, entrambe le mostre hanno risentito della pandemia da COVID-19, chiudendo le porte per oltre tre mesi. Ma hanno saputo reagire organizzando tour virtuali e approfondimenti online.
I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero intraprendere questo percorso con Torno Subito.
Effettuare un’esperienza all’estero, o comunque lontani da casa, svolgendo un progetto delineato da noi stessi, quindi inerente al nostro campo di studio, e supportati da un finanziamento, aspetto non trascurabile per chi, come me, ha lavorato in una città particolarmente costosa, è un’occasione preziosa, da non perdere.
Inoltre, esperienze del genere sono fondamentali per aiutarci a capire cosa desideriamo concretamente fare nel nostro futuro. Solo sperimentando, viaggiando e mettendoci in gioco possiamo renderci conto del percorso che fa per noi.
Infine, è una sfida. Lanciarsi verso nuove avventure aiuta a conoscersi meglio, a spingere un po’ più lontano i nostri limiti e a ricredersi sulle proprie capacità professionali, ma soprattutto personali.
Il Progetto
Giochi di Strada. Un tuffo nel passato, per riscoprire i giochi di strada, quelli di una volta come l’hula hop, la fionda, la campana, il salto della corda e tanti altri ancora. Manuel, raccontaci chi sei e da dove nasce questa bellissima idea.
Mi chiamo Manuel Onorati, sono un giovane docente universitario, lavoratore in un’azienda familiare che ha fondato il CUS dell’Università di Roma “Tor Vergata” circa cinque anni fa e mi piace definirmi un sognatore pragmatico! L’evento che ho coordinato è Giochi di Strada, un percorso straordinario tra esperienze sostenibili e momenti di interazione con il proprio nucleo familiare, nell’assoluto divertimento! Il progetto aveva il preciso scopo di recuperare e mantenere i valori della nostra società, come ad esempio il gioco, inteso come collante tra le generazioni, il riuso del materiale abbandonato, il movimento sportivo per il benessere psico-fisico individuale e collettivo, infondendo una nuova idea di turismo sostenibile e lasciando un’esperienza al territorio di appartenenza. E sapete la cosa più bella? il progetto è assolutamente replicabile ovunque!
Un evento avvenuto all'interno del suggestivo cortile del Palazzo Doria Pamphili di San Martino al Cimino, reso possibile grazie all'impegno degli operatori del CUS che hanno fatto divertire grandi e piccoli. Quanto è stato importante il loro impegno e come, nello specifico, siete riusciti a intrattenere più di cento famiglie provenienti da tutti i territori del Lazio?
Esattamente più di 200 famiglie hanno partecipato alla manifestazione! Numeri importantissimi se pensiamo che è stata la prima iniziativa dopo mesi di lockdown. Per garantire la sicurezza di tutti, abbiamo messo in piedi un programma di riduzione del rischio veramente complesso, attraverso format di prenotazione online e gestione degli ingressi. Con questa strategia siamo riusciti a non creare mai assembramenti. Gli operatori del CUS, senza i quali era impossibile raggiungere i risultati ottenuti, hanno contribuito con entusiasmo e professionalità al successo finale dell’iniziativa, constatato proprio dai tanti sorrisi e dalle parole rilasciate alle interviste dalle famiglie al termine del loro “viaggio”. Sì, proprio un vero viaggio per le famiglie, che dovevano “spogliarsi” dei loro abiti e vestirsi tutti insieme con la maglia dei giochi per conquistare, a suon di scoccate e salti, l’ambita medaglia! Ancora oggi le famiglie che hanno partecipato ci scrivono per aspettare una nuova edizione…
Un’interessante iniziativa ludico-educativa che avete portato avanti con il sostegno della Regione Lazio, nel progetto Itinerario Giovani. Come siete venuti a conoscenza di questo progetto? Pensate potrà essere ripetuto con lo stesso entusiasmo e successo?
L’obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di lasciare nel territorio laziale una ricorrenza che non sia solo una mera attività sportiva, il cosiddetto “aiuto a pioggia”, ma una vera progettualità che possa resistere nel tempo per rafforzare nel suo insieme l’intero quadrante tra popolazione, esercizi commerciali del territorio e valorizzazione della cultura territoriale. L’attività ludica è stato il collante per far conoscere il territorio alla popolazione che ci abita, attraverso lo sport. La finalità è di sottoporre all’attenzione tematiche di sostenibilità, come sottoscritto dall’Agenda 2030 sposata dall’Alleanza dello Sviluppo Sostenibile.
Siamo venuti a conoscenza del progetto tramite la piattaforma preposta della Regione Lazio. L’innovazione culturale sta proprio nell’incontro tra le nuove generazioni e l’esperienza maturata e il progetto Itinerario Giovani rappresenta pienamente il connubio.
Ringrazio l’enorme sostegno da parte di LazioCrea SpA e Regione Lazio, uffici e rappresentanti, che hanno non solo monitorato l’intera iniziativa, ma si sono resi disponibili in ogni momento alle nostre richieste e bisogni. Credo che questo risultato possa rappresentare un vero punto di crescita sociale condiviso tra la Pubblica Amministrazione e gli Enti Privati, ancora complimenti!
Tre motivi per i quali dei ragazzi, secondo te, dovrebbero essere invogliati a partecipare ad attività, nell’ambito dell’iniziativa Itinerario Giovani, come la vostra?
Oggi, più che mai, il sistema Paese richiede sempre più capacità a noi giovani per poter emergere, e proprio queste esperienze ci danno l'opportunità di poter fare la differenza, poter esprimere le nostre competenze. Siamo solo noi a poter decidere se trasformare i problemi in opportunità. Può quindi Itinerario Giovani risolvere i nostri problemi? Assolutamente no, siamo noi che, attraverso Itinerario Giovani o ad attività similari, concesse dalla lungimiranza della Pubblica Amministrazione, decidiamo di cogliere il seme, valorizzarlo con le nostre idee, strutturarlo con le competenze, annaffiarlo con determinate metodologie e, solo alla fine, vedere la bellezza dello straordinario frutto. E se il frutto non sarà soddisfacente come quello atteso, non dobbiamo demordere: è proprio il processo per raggiungere l'obiettivo del frutto che ha generato il nostro percorso di crescita, e quindi di know how. A tutti i miei coetanei dico: passione, impegno, formazione. Vi lascio un video: https://youtu.be/E57lKwMWtI0
Il Progetto
Le Chat Noir. Chi siete e di cosa vi occupate?
La nostra Associazione nasce alcuni anni fa con l’intento di ampliare l’offerta teatrale e cinematografica, grazie alla creazione di prodotti contraddistinti da un alto valore culturale e, al tempo stesso, da un aspetto fortemente “pop” e indirizzato ai giovani.
Nel corso degli anni, infatti, Le Chat Noir ha prodotto numerose iniziative di successo, come lo spettacolo “Ctrl z - Indietro di una mossa”, scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito, una commedia ispirata ai fantasy anni ‘80, vincitrice del premio “Teatro de’ Servi” al Roma Comic Off 2019; o il format “Shakespeare in wine” nato con l’intento di riavvicinare il grande pubblico ai classici shakespeariani attraverso la creazione di un ambiente conviviale molto simile a quello che contraddistingueva il Teatro Elisabettiano.
Molto importante per l’Associazione è anche la formazione di giovani e bambini, esplicitata da numerosi progetti dedicati alle fiabe di tradizione italiana (“Le fiabe del Castello”, “Resto a casa con le fiabe”, “Il giardino delle Fiabe”, etc.) nei quali convivono ispirazioni tratte dalla tradizione e un aspetto comico e irriverente prettamente contemporaneo.
Le Chat Noir, infine, è molto attiva anche nella creazione di prodotti audiovisivi come il pluripremiato “Giorni di Precaria Follia” (corto diretto da Daniele Esposito che affronta in modo dissacrante il tema del precariato), “La promessa” (un cortometraggio che tratta il difficile tema etico dell’eutanasia) e i corti di recente realizzazione “A distanza” (diretto da Annabella Calabrese) e “21 Giugno” (diretto da Daniele Esposito), che sono stati realizzati nell’ambito della Masterclass per attori “Shooting in the Castle” e trattano in modo molto diverso il tema “Covid19”.
Dal 22 al 27 giugno avete dato vita, in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Santa Marinella, al progetto "Shooting in the Castle", con la creazione di due cortometraggi realizzati interamente all'interno degli spazi del suggestivo maniero. Come e da dove nasce questa idea?
L’idea nasce dall’esigenza di formare gli attori in modo completo, facendo loro vivere in prima persona tutte le fasi riguardanti la creazione audiovisiva, dalla pre alla post produzione. Quando i giovani attori si avvicinano al mondo cinematografico, infatti, spesso sono spaesati e non riescono a comprendere appieno i difficili meccanismi che regolano un‘industria così vasta e complessa. Con “Shooting in the castle” abbiamo voluto far cambiar loro il punto di vista, facendo esperienza in campi come la sceneggiatura, il suono, la fotografia e il montaggio e assistendo a tutte le fasi di creazione riguardanti due progetti audiovisivi dei quali sono stati poi anche protagonisti.
Questo tipo di esperienza pratica, che si è dimostrata per gli allievi estremamente utile e formativa, è stata elaborata partendo da esperienze vissute da noi in prima persona: per Annabella Calabrese, principalmente in relazione al suo essere attrice e regista e ai benefici che lei stessa ha tratto in passato da questa natura duplice; per Daniele Esposito, il suo apporto all’idea è nato dalla necessità di fornire strumenti pratici agli attori sui set, laddove nel corso della sua carriera di regista ha incontrato spesso lacune e smarrimento dettati da una scarsa conoscenza del settore da parte degli interpreti.
Il risultato finale è stato decisamente soddisfacente, andando anche ben oltre le nostre aspettative.
Grazie all'iniziativa Itinerario Giovani, dodici giovani attori under 30 hanno avuto la possibilità di affinare le loro conoscenze sul Cinema, dalla sceneggiatura al montaggio, realizzando interamente due prodotti audiovisivi all'interno dei favolosi ambienti del "castello baciato dal mare".
Come ne siete venuti a conoscenza e come avete sviluppato insieme questo evento, nonostante le difficoltà del post lookdown?
Siamo venuti a conoscenza del bando grazie alla mailing list della Regione Lazio. Abbiamo partecipato con entusiasmo con il nostro progetto, credendoci fortemente e con nostro estremo piacere abbiamo scoperto di essere tra i progetti selezionati.
Riuscire a realizzare questo progetto nel periodo post lockdown è stato decisamente arduo e complesso ma, fortunatamente, abbiamo potuto contare sull’aiuto del personale della Regione Lazio e di LazioCrea, sempre attento e disponibile, e su una sorta di “ambiente protetto” come è stato per noi l’ostello del Castello di Santa Severa e il Castello stesso.
Per noi è stato molto importante, inoltre, come Associazione, l’assoluto rispetto delle normative vigenti per il contenimento del Covid19, che ci ha permesso di realizzare entrambi i prodotti audiovisivi in totale sicurezza. Per riuscire a garantire il distanziamento, abbiamo dovuto fare “di necessità virtù” ideando e girando cortometraggi nei quali gli attori non potevano toccarsi né avvicinarsi. Questo, in realtà, ci è servito anche come interessante spunto creativo, realizzando due cortometraggi che parlano della difficile tematica del Covid19 ma in modo completamente diverso, uno dall’altro.
I vostri motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro o magari provare a organizzarne uno loro stessi, nell'ambito dell'iniziativa Itinerario Giovani.
In tutti i progetti che abbiamo realizzato nell’ambito di “Itinerario giovani” i partecipanti si sono rivelati decisamente entusiasti. Per loro questa esperienza ha avuto grande valore formativo, soprattutto in un difficile periodo come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria.
La nostra Associazione crede molto nei giovani e nella loro creatività per migliorare la società in cui viviamo grazie al loro importante contributo. Per questo è importante per loro partecipare a progetti che ne stimolino la creatività e la resilienza in relazione all’attuale periodo storico.
I giovani di oggi sono i protagonisti del futuro di domani, ed è importante lavorare su quel futuro sin da ora.
Il Progetto
Le Chat Noir. Chi siete e di cosa vi occupate?
La nostra Associazione nasce alcuni anni fa con l’intento di ampliare l’offerta teatrale e cinematografica, grazie alla creazione di prodotti contraddistinti da un alto valore culturale e, al tempo stesso, da un aspetto fortemente “pop” e indirizzato ai giovani.
Nel corso degli anni, infatti, Le Chat Noir ha prodotto numerose iniziative di successo, come lo spettacolo “Ctrl z - Indietro di una mossa”, scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito, una commedia ispirata ai fantasy anni ‘80, vincitrice del premio “Teatro de’ Servi” al Roma Comic Off 2019; o il format “Shakespeare in wine” nato con l’intento di riavvicinare il grande pubblico ai classici shakespeariani attraverso la creazione di un ambiente conviviale molto simile a quello che contraddistingueva il Teatro Elisabettiano.
Molto importante per l’Associazione è anche la formazione di giovani e bambini, esplicitata da numerosi progetti dedicati alle fiabe di tradizione italiana (“Le fiabe del Castello”, “Resto a casa con le fiabe”, “Il giardino delle Fiabe”, etc.) nei quali convivono ispirazioni tratte dalla tradizione e un aspetto comico e irriverente prettamente contemporaneo.
Le Chat Noir, infine, è molto attiva anche nella creazione di prodotti audiovisivi come il pluripremiato “Giorni di Precaria Follia” (corto diretto da Daniele Esposito che affronta in modo dissacrante il tema del precariato), “La promessa” (un cortometraggio che tratta il difficile tema etico dell’eutanasia) e i corti di recente realizzazione “A distanza” (diretto da Annabella Calabrese) e “21 Giugno” (diretto da Daniele Esposito), che sono stati realizzati nell’ambito della Masterclass per attori “Shooting in the Castle” e trattano in modo molto diverso il tema “Covid19”.
Il 29 febbraio avete dato vita, in collaborazione con la Regione Lazio, al progetto evento “Shakespeare in Wine” con la messa in scena di uno spettacolo-evento con percorso enogastronomico dei prodotti tipici del territorio del Lazio, negli spazi del suggestivo cantinone del Palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino (VT). Come e da dove nasce questa idea?
L’dea di “Shakespeare in wine” nasce nel 2010 da Annabella Calabrese, con l’intento di riavvicinare il grande pubblico all’opera Shakespeariana grazie al connubio tra il momento della cena e/o dell’aperitivo e la rappresentazione di tratti salienti di scene tratte da opere Shakespeariane.
Il progetto è attivo da dieci anni, per questo, apprendendo del bando Itinerario Giovani e della disponibilità degli spazi dello splendido Palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino (Viterbo), abbiamo colto l’occasione di far approdare il nostro format in questo splendido spazio.
La tipicità enogastronomica della Tuscia, inoltre, ha permesso di ideare una degustazione dei prodotti tipici della zona accompagnata dalla messa in scena in costume medievale di tre opere Shakespeariane, in seguito a una prima fase di improvvisazione degli attori tra il pubblico.
Essendo stato realizzato l’evento prima dell’emergenza epidemiologica, l’affluenza e la soddisfazione da parte dei partecipanti è arrivata ben oltre le nostre aspettative, con sentiti complimenti per l’iniziativa anche da parte di giornalisti locali a Le Chat Noir e alla Regione Lazio.
Grazie all'iniziativa Itinerario Giovani, giovani spettatori hanno avuto la possibilità di partecipare gratuitamente allo spettacolo “Shakespeare in wine - L’amore tra furor e sospiri” nel suggestivo palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino (VT). Come ne siete venuti a conoscenza?
Siamo venuti a conoscenza del bando grazie alla mailing list della Regione Lazio. Abbiamo partecipato con entusiasmo con il nostro progetto, credendoci fortemente e con nostro estremo piacere abbiamo scoperto di essere tra i progetti selezionati.
Avendo realizzato il progetto poco prima dell’emergenza sanitaria, l’esperienza ha assunto nei ricordi di partecipanti e pubblico qualcosa di decisamente “magico”, grazie anche al grande successo dell’iniziativa.
I vostri motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro o magari provare a organizzarne uno loro stessi, nell'ambito dell'iniziativa Itinerario Giovani.
In tutti i progetti che abbiamo realizzato nell’ambito di “Itinerario giovani” i partecipanti si sono rivelati decisamente entusiasti. Per loro questa esperienza ha avuto grande valore formativo, soprattutto in un difficile periodo come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria.
La nostra Associazione crede molto nei giovani e nella loro creatività per migliorare la società in cui viviamo grazie al loro importante contributo. Per questo è importante per loro partecipare a progetti che ne stimolino la creatività e la resilienza in relazione all’attuale periodo storico.
I giovani di oggi sono i protagonisti del futuro di domani, ed è importante lavorare su quel futuro sin da ora.
Il Progetto
Le Chat Noir. Chi siete e di cosa vi occupate?
La nostra Associazione nasce alcuni anni fa con l’intento di ampliare l’offerta teatrale e cinematografica, grazie alla creazione di prodotti contraddistinti da un alto valore culturale e, al tempo stesso, da un aspetto fortemente “pop” e indirizzato ai giovani.
Nel corso degli anni, infatti, Le Chat Noir ha prodotto numerose iniziative di successo, come lo spettacolo “Ctrl z - Indietro di una mossa”, scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito, una commedia ispirata ai fantasy anni ‘80, vincitrice del premio “Teatro de’ Servi” al Roma Comic Off 2019; o il format “Shakespeare in wine” nato con l’intento di riavvicinare il grande pubblico ai classici shakespeariani attraverso la creazione di un ambiente conviviale molto simile a quello che contraddistingueva il Teatro Elisabettiano.
Molto importante per l’Associazione è anche la formazione di giovani e bambini, esplicitata da numerosi progetti dedicati alle fiabe di tradizione italiana (“Le fiabe del Castello”, “Resto a casa con le fiabe”, “Il giardino delle Fiabe”, etc.) nei quali convivono ispirazioni tratte dalla tradizione e un aspetto comico e irriverente prettamente contemporaneo.
Le Chat Noir, infine, è molto attiva anche nella creazione di prodotti audiovisivi come il pluripremiato “Giorni di Precaria Follia” (corto diretto da Daniele Esposito che affronta in modo dissacrante il tema del precariato), “La promessa” (un cortometraggio che tratta il difficile tema etico dell’eutanasia) e i corti di recente realizzazione “A distanza” (diretto da Annabella Calabrese) e “21 Giugno” (diretto da Daniele Esposito), che sono stati realizzati nell’ambito della Masterclass per attori “Shooting in the Castle” e trattano in modo molto diverso il tema “Covid19”.
Dal 17 al 23 febbraio avete dato vita, in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Santa Marinella, al progetto "Le Fiabe del Castello", con la creazione di due spettacoli itineranti ispirati alle fiabe di tradizione italiana, negli spazi del suggestivo maniero. Come e da dove nasce questa idea?
L’idea è venuta in prima persona ad Annabella Calabrese, da sempre attiva nel campo autoriale e registico nell’intrattenimento per bambini ispirato alla tradizione fiabesca italiana. L’occasione di avere come “palcoscenico naturale” lo splendido spazio del Castello di Santa Severa ha fatto sì che elaborasse un’esperienza immersiva della quale avrebbero potuto godere grandi e piccini, entrando subito in un vero e proprio mondo magico al loro ingresso al Castello.
La natura ricettiva, inoltre, dell’ambiente ha permesso che si lavorasse con giovani attori under35 alla messa in scena del progetto partendo dalle loro stesse improvvisazioni e passando per una riscrittura avvenuta proprio in quei giorni, insieme a Daniele Esposito, di ciascuna fiaba in relazione anche all’ambiente del Castello nel quale sarebbe stata rappresentata la fiaba in questione. Questo lavoro “site specific” ha portato a una vera e propria magia: due spettacoli itineranti della durata di un’ora e mezza ciascuno ideati, scritti e messi in scena in meno di una settimana.
L’affluenza di pubblico e il riscontro di grandi e piccini è stato davvero notevole ed entusiasmante.
Grazie all'iniziativa Itinerario Giovani, quindici giovani attori under 35 hanno avuto la possibilità di affinare le loro conoscenze con il Teatro, dalla scrittura alle repliche finali, all'interno dei favolosi ambienti del "castello baciato dal mare".
Come ne siete venuti a conoscenza?
Siamo venuti a conoscenza del bando grazie alla mailing list della Regione Lazio. Abbiamo partecipato con entusiasmo con il nostro progetto, credendoci fortemente e con estremo piacere abbiamo scoperto di essere tra i progetti selezionati.
Avendo realizzato il progetto poco prima dell’emergenza sanitaria, l’esperienza ha assunto nei ricordi di partecipanti e pubblico qualcosa di decisamente “magico”, grazie anche al grande successo dell’iniziativa.
I vostri motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro o magari provare a organizzarne uno loro stessi, nell'ambito dell'iniziativa Itinerario Giovani.
In tutti i progetti che abbiamo realizzato nell’ambito di “Itinerario giovani” i partecipanti si sono rivelati decisamente entusiasti. Per loro questa esperienza ha avuto grande valore formativo, soprattutto in un difficile periodo come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria. La nostra Associazione crede molto nei giovani e nella loro creatività per migliorare la società in cui viviamo grazie al loro importante contributo. Per questo è importante per loro partecipare a progetti che ne stimolino la creatività e la resilienza in relazione all’attuale periodo storico.
I giovani di oggi sono i protagonisti del futuro di domani, ed è importante lavorare su quel futuro sin da ora.
Il Progetto
Una giovane reporter. Helodie, raccontaci chi sei e cosa fai.
Mi chiamo Helodie Fazzalari, ho 26 anni e sono una giornalista freelance iscritta all'Albo dei giornalisti del Lazio. Sono Laureata in Scienze Politiche all'Università Luiss Guido Carli di Roma e con un master in fotogiornalismo. Sono una giovane reporter, scrivo, viaggio, scopro e scatto. Attualmente collaboro con diverse testate come libera professionista. Attendo con ansia il momento in cui potrò ritornare a viaggiare. Mi occupo di geopolitica, ambiente e diritti umani e sono autrice del libro edito da Eretica: "L'incubo dell'incoscienza", il racconto di un viaggio fisico e introspettivo sul monte Kilimanjaro.
Torno Subito è il programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari, laureati, diplomati, ideato dall’Assessorato alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università della Regione Lazio, con il fine di promuovere un piano di sviluppo di percorsi di formazione e di sperimentazione di esperienze in ambito lavorativo. Questo progetto che si sviluppa in due fasi, la prima fuori dalla regione (in Italia o in uno qualsiasi dei Paesi del Mondo) e la seconda da svolgere nel nostro territorio, in cosa ti ha arricchito e quanto è stato importante per la tua crescita personale e magari anche professionale?
Molto. Torno subito mi ha chiarito le idee, già definite a grandi linee, su quello che sarà il mio futuro. Nei 3 mesi in Cile ho collaborato con l'Agenzia Stampa Internazionale Pressenza Comunicaciones come giornalista e fotogiornalista, sia per le manifestazioni e agli scontri in piazza a causa della guerra civile in corso, che per un'inchiesta e un reportage sulla popolazione indigena dei Mapuche. Ho lavorato a Santiago dove ho raccolto con foto e testi diverse storie sui Mapuche di città e sulla riscoperta delle loro origini, dopo un vero e proprio genocidio fisico e culturale. Inoltre, mi sono recata in Araucania, territorio nel quale la 'lotta per la terra' portata avanti dalle popolazioni indigene, nel 2020 è ancora viva. Ho avuto l'onore di essere ospitata da 3 comunità indigene e di essere invitata a un Nguillatun, cerimonia di massima espressività religiosa della comunità. Ho vissuto a stretto contatto con le famiglie del sud, assimilando usi, costumi e credenze di questo antico, ma ancora attuale, popolo indigeno. Grazie a quest'esperienza ho migliorato il mio livello di spagnolo sia scritto che parlato. Tutti i miei lavori sono pubblicati e visibili sul sito di Pressenza . Causa pandemia, sono rientrata in Italia con un po’ d'anticipo e ho continuato a collaborare con Pressenza Italia e con la Onlus Sos Diritti Umani sul tema del reddito di base, per la fase 2.
Torno Subito mi ha regalato una bella esperienza lavorativa, ma come prima cosa un'esperienza di vita senza precedenti. Sono stata letteralmente assorbita da questa terra. Ho imparato a guardare il problema in faccia e ad affrontarlo sempre, non abbassando mai il volto. Ho approfondito le tematiche dei diritti umani, comprendendo sulla mia pelle cosa significa esserne privati. Lì ho fuso il mio lavoro con una nuova me e credo che questo sia il fardello, ma anche la gioia più bella che mi porto dietro da questa esperienza.
È proprio grazie a Torno Subito che hai potuto fare una fantastica esperienza in Cile, documentando in prima persona la battaglia per la terra del popolo indigeno dei Mapuche. Raccontaci questa magnifica esperienza, inserendo qualche curiosità e aneddoto interessante!
Ho già accennato all'esperienza svolta in Cile. Vorrei piuttosto entrare nel merito dei due lavori portati avanti: da un lato il reportage sulla guerra civile, dall'altro quello sulla comunità indigena Mapuche.
Nel primo caso c'è una domanda che mi viene sempre posta, ed è: Ma non avevi paura? La risposta è "Assolutamente sì". Arrivai a Santiago il 7 gennaio, ricordo che l'8 ero già in piazza con maschera anti gas, fazzoletto inzuppato d'acqua per coprire le vie aeree, macchina fotografica e mascherina per gli occhi. Ho preso le prime manganellate già l'8 e, dopo aver corso tutta la sera per evitare i getti d'acqua putrefatta provenienti dai camion dell'esercito, mi sedetti in Piazza Italia, ribattezzata Plaza de la Dignidad dai manifestanti. Lì incontrai una ragazza e le posi la stessa domanda che tutti oggi fanno a me: Ma non hai paura? Voglio rispondere con le sue parole, che da quel momento furono la benzina che ogni giorno alle 18 mi faceva salire sul bus per recarmi in piazza a documentare e prendere parte alla protesta: "Oggi non ho paura", disse la ragazza. "Prima di ottobre il cileno era colui che in metro aveva gli occhi fissi sullo schermo dello smartphone e le mani strette sulla borsa per paura che qualcuno potesse rubarla. Noi ragazze non potevamo uscire con una minigonna per paura che qualcuno potesse abusare di noi, che gli stessi militari potessero commentare, paura di essere inadeguate e sbagliate. Oggi è diverso, il popolo cileno partendo da quella stessa metro, oggi simbolo della rivoluzione, si è svegliato, si è unito. Oggi siamo un'unica pigna, pronta a lottare per i diritti umani; oggi a manifestare ci sono dottori, ingeneri, spazzini, donne, anziani, venditori ambulanti. Oggi tra noi non c'è distinzione, ci aiutiamo sempre a prescindere dalla nostra posizione sociale, da quello che siamo o facciamo al di fuori di questa piazza. Qui ci siamo trasformati in popolo e lottiamo tutti per la stessa causa. Non posso avere paura qui". Da quel giorno nemmeno io ebbi un briciolo di paura.
Le proteste sono, infatti, iniziate nella capitale Santiago, con un movimento coordinato nel non pagare i biglietti dei mezzi pubblici da parte degli studenti delle scuole secondarie, sfociando in occupazioni delle principali stazioni ferroviarie della città e scontri con la polizia nazionale (Carabineros). Il 18 ottobre, la situazione si è intensificata con bande organizzate di manifestanti che si sono ribellate in tutta la città, occupando molti terminali della rete metropolitana di Santiago.
In merito alla seconda esperienza in Araucania, mi limito a raccontare ciò che racchiude il senso di tutto il mio viaggio, ed è la storia di un bambino di nome Millantü. Anche in questo caso racconto la mia esperienza utilizzando le parole di una donna, Danitza la madre del piccolo. È una donna mapuche di quinta generazione, alla quale non è mai stato insegnato nulla di questa cultura e che ha sempre vissuto in città. “Fin da piccola ho sempre avuto dei sogni premonitori, sognavo di bagnarmi nel fiume, di perdermi nel bosco, e una volta ho sognato perfino di volare. Ma la realtà è che non ho mai saputo riconoscere questi sogni. Mi sono sposata a Santiago e ho avuto 4 figli, quando il mio matrimonio è terminato ho incontrato Rodrigo. Io sono una cantantee Rodrigo è un ballerino, è così che ci siamo conosciuti e abbiamo scoperto che avevamo un sogno in comune: ritornare alle nostre origini. Quando è arrivato Millantü tutto ha preso forma, è stata come l’Epifania. Fin da subito abbiamo capito che questo bambino avesse delle doti speciali ed è stata la sua nascita a farci prendere la decisione definitiva di trasferirci qui. Il piccolo parla mapudungun molto meglio di noi, sa fare un discorso completo e nessuno glielo ha insegnato. Sa sempre qual è il sentiero giusto da prendere, ci indica la strada e fa in modo di non farci incontrare ostacoli. Noi lo ascoltiamo perché è l’unica cosa che possiamo fare".
Per me questa storia racchiude il senso del mio viaggio in Cile. Oltre a un reportage che racconta come questa cultura si è evoluta ed è presente nella società odierna, il racconto di questo bambino "magico", indica che questa cultura non solo non è una vecchia leggenda intrappolata nei libri di storia, ma è riuscita a rinascere dopo un genocidio fisico e culturale. Come un'araba fenice dalle ceneri. Né la madre né il padre del piccolo sanno parlare la lingua originaria, e non hanno mai avuto alcun insegnamento di questa cultura, eppure dal loro amore è nato un bambino speciale che i Machi della comunità credono potrà diventare una guida spirituale in età adulta. Per questo la famiglia si è trasferita al sud, per far crescere il piccolo a contatto con la natura e sviluppare le sue doti.
Nel complesso la mia ricerca parla di un mapauche di città, di una mujer indigena costretta a trasferirsi dal campo al pueblo, di una famiglia mapuche che vive in periferia di Santiago e conserva quelle che sono le antiche tradizioni, e di un’altra famiglia mapuche che, nonostante viva al sud in Araucania e in comunità, ha perduto molte radici, compresa la lingua. Parla poi di una ragazza discriminata sui banchi di scuola, e di una che proprio su quei banchi attraverso il suo cognome scopre di essere mapuche. Parla di un ragazzo mapuche che ha ravvalorato le sue origini grazie alla musica, e di un professore che crede che la cultura sia l’unica arma per sconfiggere la discriminazione, e cerca di insegnarlo ogni giorno ai suoi studenti. Il reportage attraversa temi politici, diritti umani violati, cerca di documentare cosa si sta facendo politicamente a livello statale e di come i mapuche stessi siano attivi in politica. Di cosa rivendichino, della CONADI (La National Corporation for Indigenous Development, o Corporación Nacional de Desarrollo Indígena). Della rappresentanza indigena nella costituente e della domanda che sorge spontanea: I mapuche desiderano essere integrati in una costituente per stipulare delle regole che non vanno incontro alla loro concezione del mondo? Che interesse hanno? Cos’è per loro l’integrazione? Qual è il confine tra integrazione e assimilazione di una cultura? Parla di Dagoberdo, l’hombre del Rio Malleco, che continua la sua lotta dalla sponda di un fiume, rivendica una parte di territorio e ogni giorno cerca di riscoprire un pezzetto in più delle sue origini. C’è poi la questione del fiume, eletto sacro per i mapuche, ma dove la gente lascia la spazzatura nei weekend di villeggiatura. Allora un mapuche e un uomo con un minimo di coscienza e rispetto per l’ambiente si domanda: un cristiano lascerebbe mai una busta di immondizia in chiesa? Perché deve farlo in un luogo sacro per un altro uomo? Ho cercato di non limitarmi a raccontare origini e tradizioni perdute e conservate della popolazione mapuche, ma vere e proprie storie che costruiscono il tessuto di questa comunità.
I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero intraprendere questo percorso con Torno Subito.
1- Un finanziamento per sviluppare le proprie passioni, il proprio lavoro e le proprie abilità in campo lavorativo.
2- Una possibilità per viaggiare e conoscere mondi distanti dalla nostra comfort zone.
3- Un modo per sfidare limiti personali, sia fisici che mentali.